Amazon afferma di essere stata ingiustamente “presa di mira” dalle norme UE sui contenuti digitali

Dopo Zalando, anche Amazon ha intrapreso un’azione legale per “combattere” la decisione circa la propria posizione ai sensi del nuovo Digital Services Act (DSA). 

L’azienda ha infatti recentemente presentando una petizione al Tribunale UE per chiedere alla Commissione europea di annullare la decisione con cui classificava Amazon come “piattaforma online molto grande” (Vlop) ai sensi del DSA. 

Secondo il colosso americano, infatti, la società non sarebbe designabile come “gatekeeper” in quanto non soddisferebbe i requisiti per rientrare in tale categoria, almeno per come definita dall’Unione Europea.

Secondo la società infatti “il DSA è stato concepito per affrontare i rischi sistemici posti da società di grandi dimensioni che hanno come principale fonte di reddito la pubblicità e che distribuiscono conversazioni e informazioni” mentre, per Amazon, la stragrande maggioranza dei ricavi proviene dall’attività di vendita al dettaglio; la società sostiene inoltre che nessuno tra i propri concorrenti diretti sia stato designato come Vlop ai sensi del DSA, nonostante Amazon non risulti nemmeno essere il più grande rivenditore al dettaglio in nessuno dei Paesi dell’Ue in cui opera. 

Se fosse mantenuta la decisione, conclude la società americana, Amazon verrebbe pertanto “ingiustamente colpita” dalla normativa e sarebbe costretta a soddisfare obblighi amministrativi onerosi che non andrebbero a svantaggio degli stessi consumatori dell’Ue.

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