Con provvedimento reso noto il 10 luglio 2025, AGCOM ha ordinato a Meta di corrispondere all’editore GEDI un compenso pari a circa 10 milioni di euro per l’utilizzo online di contenuti giornalistici tratti da testate come la Repubblica, La Stampa e il Secolo XIX. Si tratta della prima applicazione concreta dell’art. 43-bis della legge sul diritto d’autore, che recepisce la Direttiva UE 2019/790 e riconosce agli editori il diritto a un equo compenso da parte delle piattaforme digitali che diffondono estratti delle loro pubblicazioni. La decisione è stata adottata dopo il fallimento delle trattative tra le parti e in applicazione della delibera AGCOM n. 3/23/CONS, che stabilisce criteri e procedura per determinare l’importo dovuto in caso di mancato accordo.
Nella procedura avviata da GEDI, le proposte economiche presentate da entrambe le parti sono state considerate non conformi ai parametri previsti dal regolamento. AGCOM ha quindi determinato direttamente il valore dell’indennizzo, calcolando i ricavi pubblicitari stimati di Meta derivanti dai contenuti dell’editore e applicando una percentuale (fino al 70%) al traffico generato, al netto delle visite reindirizzate ai siti GEDI. Nella valutazione sono stati considerati ulteriori elementi come la rilevanza dell’editore, il numero di giornalisti impiegati, l’anzianità delle testate, la presenza di investimenti tecnologici e il rispetto dei codici deontologici.
Questa decisione segue un precedente intervento dell’Autorità nei confronti di Microsoft-Bing, sanzionata nel 2024 per 730.000 euro, ma rappresenta un salto di scala per importo e rilevanza dell’operatore coinvolto. Meta ha già impugnato il regolamento di AGCOM davanti al TAR Lazio, che ha concesso una sospensione parziale, ma non ha bloccato la piena operatività del meccanismo. L’esito finale del contenzioso potrebbe dipendere anche da un eventuale rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia dell’Unione europea.
La vicenda evidenzia la crescente importanza del tema dell’equo compenso per gli editori nel contesto digitale e conferma il ruolo di AGCOM come attore regolatorio centrale. Allo stesso tempo, solleva questioni delicate in merito all’equilibrio tra tutela dei diritti d’autore, libertà di informazione e poteri delle autorità indipendenti. L’Italia, in questo senso, si conferma tra i primi Paesi ad attuare con efficacia il nuovo assetto europeo della direttiva copyright.