Ai sensi del Copyright Act, l’intelligenza artificiale non può (per il momento) essere considerata un “autore”. È questo l’arresto della Corte d’Appello americana, che in una recente decisione (Decisione n. 23-5233 del 18 marzo 2025, disponibile al seguente link) hanno respinto la domanda di copyright su un’immagine creata da un sistema di intelligenza artificiale generativa con la motivazione che il Copyright Act richiede che le opere, per essere tutelate, debbano essere realizzate da “autori umani”. In particolare, i giudici hanno sostenuto che, nonostante lo statuto non definisca espressamente cosa debba intendersi per “autore”, “molte delle disposizioni del Copyright Act fanno concludere che a creare l’opera debba essere una persona umana” e quindi che “la migliore interpretazione del Copyright Act è quella secondo cui è necessario che l’autore dell’opera sia una persona umana ai fini della registrazione”.
La Corte ha altresì escluso che un’opera d’arte visiva realizzata dall’intelligenza artificiale possa ritenersi un’opera realizzata su commissione dal suo “padre umano”. Nel caso di specie, secondo i giudici, non esisteva infatti alcun copyright da trasferire all’inventore del sistema di intelligenza artificiale, anche se lo stesso fosse stato il datore di lavoro della macchina, rimarcando che tutte le opere protette da copyright devono “essere create in prima istanza da un essere umano, compresi coloro che realizzano lavori su commissione”.
La decisione in oggetto ha offerto una risposta definitiva ad uno dei tanti dubbi giuridici relativi al copyright derivanti dai recenti progressi nell’ambito dell’intelligenza artificiale, ma tanti altri rimangono ancora aperti: ad esempio, se i prompt delle app di AI predisposti da utenti umani siano sufficienti a fornire il requisito della paternità; o, ancora, se sussiste il requisito di paternità, quando le creazioni sono realizzate, non dalla sola macchina come in questo caso, ma dall’essere umano con l’assistenza dell’IA.
La questione, come sottolineato anche dai giudici americani, la questione si fa a questo punto più politica che giuridica, invocando la necessità di un intervento chiarificatore del legislatore in questo settore.